Il 2020 pur essendo ancora in corso è un anno già da mandare a futura memoria incorniciandolo così com’è; e questo di sicuro non lo scopro io.
Facendo un salto indietro, semplificando quello che è successo allora, nel 2008 c’è stato il crollo dell’economia americana conseguente al default di importanti istituzioni finanziarie che ne hanno trascinato, in un perverso sistema a cascata, la ricchezza mondiale verso il basso. Centinaia di migliaia di aziende come conseguenza hanno chiuso; milioni di persone hanno perso il proprio posto di lavoro; il reddito disponibile si è ridotto; i consumi sono crollati; le riserve di risparmio, quando disponibili, sono state compromesse; ed è stato così che interi Stati sono entrati in crisi.
Tornando al nostro 2020 a conti fatti, pur in assenza di COVID-19, il PIL sarebbe stato più basso del 2008. Cioè, vale a dire che non ostante siano passati 12 lunghi anni e (in Italia) 7 governi (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte), stante ai dati del PIL pubblicati dal dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, oggi produciamo meno reddito di 12 anni fa (e ancora il COVID-19 in questi dati non c’entra nulla); insomma, come si dice dalle mie parti, “andiamo all’indietro come il cordaio”.
È indiscutibile che la politica con i loro massimi rappresentanti istituzionali e l’immancabile pletora di “consigliori” nel tentativo (rivelatosi maldestro e non riuscito) di contemperare le esigenze del ciclo elettorale con quelle dell’economia reale abbiano dolosamente (l’ignoranza a certi livelli è la controfigura del dolo), trascurato un passaggio importante: la ricchezza di un’areale è funzione diretta del reddito. Se in una zona non si produce ricchezza si dovrebbe cercare di capirne il motivo ed intervenire subito al fine di incentivarne la produzione, poiché senza reddito e senza ricchezza la gente sta male, non consuma e la parte più disperata è indotta (nel migliore dei casi) a emigrare. In questo ultimo caso non ostante alcuni nel passato ne abbiano teorizzato gli effetti positivi (se si inducono i disoccupati ad andare via da una terra, come fosse magia, ne diminuisce il tasso di disoccupazione), molti altri hanno correttamente riflettuto come ciò comporti un impoverimento di intere zone con una desertificazione sociale ed economica e una prospettiva a brevissimo termine prossima al “non ritorno”. La prospettiva di un futuro dove l’economia sia sorretta prevalentemente da pensionati e impiegati pubblici unita allo svuotamento di città ha come primo effetto quello della mancanza di una prospettiva di futuro stesso; poi ad esempio quello del deprezzamento degli immobili. Le case sono vuote o lo saranno a breve, l’offerta è superiore alla domanda e il prezzo crolla. L’effetto sarebbe uguale a quello che magistralmente Gabriel Garcia Màrquez raccontò di Macondo in conseguenza della chiusura della fabbrica di ghiaccio.
I dati confermano inoltre il fatto che ogni qual volta si verifica un tonfo verso il basso del PIL e che si manifesta una qualsiasi crisi, le aree che dal punto di vista del reddito sono meno dinamiche, a causa di una anelasticità strutturale del tessuto economico, reagiscono in modo più lento causando così l’aumento della distanza relativa con le altre macroaree. Così facendo chi si troverà lontano da livelli di reddito “accettabili” al termine della crisi sarà ancora più distante.
E il COVID-19?
Con questa “botta” siamo in caduta libera, noi e l’economia. Alla riapertura delle finestre ci saranno livelli di produzione bassissimi con tassi di crescita che forse sarebbe meglio definire “tassi di ripartenza” (in era pre-COVID-19 si era in stagnazione). Occorrerà che gli Stati all’unisono si indebitino per aumentare la spesa pubblica financo pagando le persone per “scavare le buche e ricoprirle” per cercare di aumentare l’occupazione, la spesa etc, come teorizzato quasi un secolo fa, perché altrimenti:
- aumenterà il tasso di disoccupazione; il PIL sarà a livelli bassi; il debito crescerà e in rapporto al PIL le agenzie di valutazione dell’affidabilità del debito pubblico lo classificheranno vicino alla carta straccia; con queste premesse i tassi di interesse dei titoli del debito pubblico saliranno rappresentando una spesa enorme che impegnerà gran parte delle risorse disponibili impedendo allo Stato di investire in politiche di reddito valide…in un vortice verso il basso.
L’Unione Europea rappresenta ad oggi l’unica possibilità per cercare di invertire la rotta e evitare che si precipiti in una crisi sociale prima ancora che economica. Chi oggi si permette di insinuare che l’Unione Europea sia un pericolo lo fa soltanto con malcelata malafede.
Per evitare di precipitare in un baratro socio-economico senza precedenti, all’indomani del superamento della situazione di emergenza sanitaria, si dovà propugnare l’idea di un patto intergenerazionale e trasversale tra tutti i partiti; un patto che vada oltre la visione miope e a breve di tutti i governi succedutesi in questa prima Repubblica; un patto che veda come protagonisti le eccellenze presenti in tutti gli schieramenti senza scordarsi, questa volta, gli attori di ogni comparto socio-economico, al fine di costruire, rappresentando tutti, la nostra vera Seconda Repubblica; un patto che mandi altrove i venditori di terrore; un patto che mostri le vere capacità degli italiani; un patto che coinvolga tutti i cittadini dal primo all’ultimo riconoscendo pari dignità. Dobbiamo, noi ITALIA, impegnarci, senza se e senza ma, a rimboccarci le maniche per 20 anni con il solo fine di lasciare ai nostri eredi uno Stato efficiente e che abbia il buon profumo della concordia sociale.

6 risposte su “Nel duemilatrentacinque… forse”
“l’ignoranza a certi livelli è la controfigura del dolo”
Poesia allo stato puro
Condivido la tua approfondita e dettagliata anlisi. Non abbiamo scampo o si agisce in fretta e seriamente o non abbiamo scampo. La mia preoccupazione l’interrogativo che mi pongo è: come fare arrivare ai governanti (mi piacerebbe scriverlo con la G maiuscola ma non mel sento) questo messagio? Si ha quasi l’impressione che travolti dalle vicende di ogni giorno (crisi 2008……..Covid-19) si sia perso qualsiasi orizonte temporale, qualsiasi visione del futuro. Qual’è il modello di società che si vuole costruire? Quale modello economico? Quale modello di welfare state? E così via….. Tutti questi interrogativi mi turbano e non mi consentono di immaginare il futuro dei miei figli.
Io penso che la tua analisi sia corretta. Però ritengo ancora non maturi i tempi per una riflessione atteso che i politici sono persone senza formazione e cultura giuridica. Attendiamo che passi questa fase emergeziale.
Un’anilisi lucida, distaccata ma allo stesso tempo appassionata e, dunque coinvolgente.
Bisogna necessariamente porre rimedio alla difficile situazione economica. Anche se è solo accennata, dallla tua riflessione emerge comunque chiaro il messaggio
secondo il quale il rilancio e la ripresa economica non possono che trovare qualche centro nevralgico e propulsore il meridione. L’inversione di rotta può avvenire solo se si riescono a scardinare quei meccanismi arruginiti che producono disoccupazione e impoverimento sociale.
Finché la politica rimane sensibile al fascino della mala vita organizzata continuerà ad essere mestiere per i pochi interessati e per i molti nullafacenti. Ben lontani, quindi, i tempi in cui la politica era l’arte nobile della società.
Pienamente condivisibile ma vedo ardua un’alleanza tra “le eccellenze presenti in tutti gli schieramenti” per mancanza di eccellenze, soprattutto (ma non solo) nello schieramento della destra fasciopopulista, oramai ricettacolo dei peggiori pendagli da forca! E non credo che le cose miglioreranno in futuro.
V. L’intervista di Macaluso oggi sul Riformista: https://www.ilriformista.it/intervista-ad-emanuele-macaluso-governo-non-allaltezza-ma-non-ci-sono-alternative-176582/
Riflessioni affatto condivisibili, lucide, limpide, incisive. Sostanzialmente d’accordo con quanto da te, in maniera agile e, ad un tempo, convincente, argomentato. Sapida riesce l’autoironia che è agevole evincere dall’immagine pubblicata: a conferma del fatto che, fra tanto diffuso grigiore, è possibile soffermarsi con sorridente severità su temi altrimenti “specialistici” e, per ciò stesso, in qualche misura, grevi. Congratulazioni, mio amico carissimo!