Nel 2008 c’è stato il crollo dell’economia americana, con il default di importanti istituzioni finanziarie americane che hanno trascinato la ricchezza mondiale verso il basso. Nel 2024 a conti fatti il PIL sarebbe più basso del 2008. Cioè, vale a dire che non ostante siano passati 16 lunghi anni e in Italia 8 governi (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi e ora Meloni), stante ai dati del PIL pubblicati dal dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, https://www.programmazioneeconomica.gov.it/it/focus/andamenti-di-lungo-periodo-dell-economia-italiana/grafici/1-prodotto-interno-lordo/oggi produciamo meno reddito di 16 anni fa (e ancora COVID-19 e Putin non c’entrano nulla).
Io mi sono convinto (ma questo vale poco) che la politica con i loro massimi rappresentanti istituzionali nel tentativo (rivelatosi maldestro) di accontentare tutti abbiano trascurato un passaggio importante: la ricchezza è funzione diretta del reddito. Se in una zona non si produce ricchezza si dovrebbe cercare di capirne il motivo ed intervenire. Ma siccome queste politiche “strutturali” richiedono un orizzonte temporale più ampio di quello che gli economisti seri hanno definito “ciclo elettorale” pare si preferisca mettere il dito nella falla e proseguire nella rotta tracciata piuttosto che portare la barca nel più vicino cantiere navale.
Faccio una riflessione:
Un abitante di Campobello di Licata vive sotto l’egida della Costituzione della Repubblica Italiana così come un abitante di Negrar di Valpolicella: stessi diritti, stessi doveri. Su questo sia i Campobellesi che i Negraresi saranno gemellati ad affermarne il principio. Il sistema fiscale in vigore prevede stesso trattamento per un lavoratore autonomo piuttosto che una società con pari incidenza fiscale identica dalle Alpi alle…ai templi. Così come la Costituzione della Repubblica Italiana sancisce, afferma e conferma.
Tuttavia un Negrarese ha dei vantaggi, a sua insaputa, che lo rendono un privilegiato. Come se mentre piove due fidanzati camminano mano nella mano riparandosi sotto un romantico ombrello ma la fidanzata prende acqua: una triste immagine Trumpiana che scioglie in modo aspro l’incantesimo restituendoci un’immagine desolante.
Il livello dell’offerta sanitaria delle province venete non è paragonabile a quello delle province siciliane. E questo ad insaputa del cittadino Negrarese e a spese del cittadino Campobellese.
Non si vogliono tracciare sentieri campanilistici perché non è nemmeno il mio fine. Però siamo tutti sotto lo stesso ombrello e qualcuno prende acqua.
La mala gestione della cosa pubblica non è colpa del cittadino. Di questo dovrebbe occuparsi la magistratura.
La mobilità all’interno della regione è a dir poco sconvolgente. Queste premesse sono necessarie per arrivare a tracciare il quadro fedele della situazione.
Passiamo al lato imprese. Generalmente le imprese siciliane sono aiutate con incentivi l’attività d’impresa che io vedo come una “tangente”, il costo per lo stato centrale per poter dire che si è fatto qualcosa ma che in realtà non serve a coprire il gap delle difficoltà e della tara che un’azienda sopporta per stare sul mercato, altro che incentivo. Le aziende siciliane e del mezzogiorno che ricevono incentivi sono prezzolate per il loro silenzio e non per la loro attività. Un tipico atteggiamento riscontrabile nelle consorterie di origine delinquenziali.
Affascinato dalle terre venete faccio un altro paragone che coinvolge a loro insaputa un simpatico imprenditore siciliano e un altrettanto simpatico imprenditore Veneto.
Cosa li accomuna? Stesso regime fiscale, stessa valuta, stesse normative di settore soltanto che l’imprenditore di Campobello riceve un contributo in credito d’imposta se immette nel ciclo produttivo dei nuovi macchinari e talvolta vi sono degli incentivi per il costo del personale.
Mi piacerebbe valutarne la Ratio al fine di ragionare sull’opportunità degli stessi.
Innanzitutto gli investimenti non sono valutati in un quadro d’insieme in relazione ad un obiettivo da raggiungere ma soltanto sull’iniziativa dell’imprenditore. Praticamente l’assenza di linee guida a livello interregionale fa sì che gli investimenti siano fatti a tinchitè ossia senza valutarne l’effettiva utilità macroterritoriale.
Ancora, generalmente il costo del personale con un abbattimento pari al x% e un incidenza del costo degli investimenti che in ragione di conto economico quota (fare un raffronto di un Bilancio di un piccolo imprenditore e di quanto risparmia con politiche del personale e credito d’imposta) e allo Stato costa (fare raffronto costo fiscale minor reddito e credito d’imposta), ma all’imprenditore non giova. Come dare da bere ad un assetato un goccio di Coca-cola ghiacciata con un sollievo momentaneo ma dopo due istanti la sete lo porterà nella stessa situazione di prima.
Ritorniamo ai nostri due simpatici imprenditori.
Il sig. Federico di Negrar di Valpolicella opererà in una zona ad alto reddito con la possibilità di usufruire di
- acqua per l’attività
- connessione ad alta velocità
- strade
- trasporti pubblici e privati
- Possibilità di raggiungere in poco tempo milioni di persone ad alto reddito che in virtù della propensione marginale al consumo potranno, se buoni, apprezzare i suoi prodotti. Se prendiamo un compasso e tracciamo un cerchio avente come centro la sede dell’azienda e come raggio 300 km vedremo che il sig. Federico raggiungerà un areale di almeno 15.000.000 di persone a qui poter proporre il proprio prodotto.
Tutto questo a differenza di quanto accade a Diego, imprenditore di Campobello di Licata che vuole fare lo stesso prodotto di Federico ma che
- deve stoccare l’acqua e deve comprarne buona parte dei propri bisogni da privati (facendola analizzare a proprie spese)
- non è presente la connessione ultraveloce;
- Il sistema viario è inesistente
- I trasporti sono più onerosi in ragione dello stato viario
- Tracciando un cerchio come sopra con centro l’azienda del sig. Diego, raggiungerà in 300 km 6.000.000 di persone tutte facenti parte del territorio più disastrato dal punto di vista economico con dinamiche reddituali lentissime.
Pertanto è già di tutta evidenza il gap che nessun incentivo può colmare.
QUINDI
Senza voler assurgere a rango di profeta (cosa per me più ardua che per altri), occorre naturalmente ragionare sulle cose da fare
Di fatto o attendiamo che un territorio si svuoti assumendoci come complici di una pessima scelta che avrebbe anche l’effetto di lasciare tutto in mano alle criminalità oppure occorre porre in atto delle politiche efficaci di idonee ad invertire una tendenza mortale (per il territorio).
Pare che illustri studiosi nei secoli abbiano avuto come soluzione quella dell’aumento del reddito. Cioè aumentando in qualche modo il reddito disponibile, aumentano i consumi ed infine attraverso il moltiplicatore si attiva un circolo virtuoso.
Una corrente di pensiero mette a centro, come leva, gli investimenti un’altra corrente la moneta. La terza corrente di pensiero molto in voga nei pensatori e politici “nostrani”; è quello di provare “ad mentula” ossia con delle azioni che oltre all’effetto di proclamare la soluzione ai problemi hanno come precipuità quello di remare in diverse direzioni (ostinate e ) contrarie. Nessuna politica economica a mia memoria ha tracciato una direttrice da seguire per 2-3 decenni. Ogni governo trasforma le manovre di politica economica in manovra di politica elettorale. Ma lo facessero come negli USA avrebbe già un senso; in Italia lo fanno in relazione alla già supposta minima durata di un governo e pertanto ognuno coltiva il suo orticello.
Come aumentare il reddito in una zona.?
Investimenti, politiche fiscali di indirizzamento (invito) degli investimenti privati verso il mezzogiorno, politiche di sgravi per chi decide di abitare in una regione “ad alta potenzialità di collasso”.
Nulla di nuovo! Ma io mai ho presentato questo come un racconto che in se avesse delle politiche strictu sensu innovative.
La novità (ma sicuramente qualche altro prima di me ci avrà pensato o lo avrà detto) sarebbe soltanto quella della durata (misure con almeno 20 anni di orizzonte), e quella dell’entità deputata a realizzarla (non più regioni o Stato centrale) ma tutta a gestione dell’UE che si assumerebbe l’onore comunque indirettamente a carico degli Stati centrali di indirizzare la spesa precedentemente programmata e controllare che ciò avvenga nel modo corretto e opportuno.
Tali misure dovrebbero interessare tutte le zone “depresse” a livello UE.
Il costo sarebbe inferiore a quello di continuare a “sostenere” (indirettamente) attraverso deroghe di bilancio misure non reattive in termini di spesa aggregata.
Tali misure dovrebbero uscire dal concetto di concorrenza “scorretta”; sono soltanto delle misure di emergenza sociale.
Mappa delle azioni:
- Ogni Stato individua una zona economicamente sottosviluppata trasmettendo all’UE…no sennò si riprende con quanto di inutile fatto finora.
Invece:
- L’UE attraverso i dati di migrazione, di reddito, di consumi, individua le zone da trattare;
- Inventa delle politiche di fiscalità agevolata e di investimenti;
- Emana dei regolamenti immediatamente esecutivi che gli Stati DEVONO approvare
- Progetta, sovraintende e attua le misure.
Facciamo un esempio:
Si stabilisce che in Sicilia o in altre regioni a “redditività depotenziata” si attui una misura di fiscalità agevolata come quella della detassazione parziale di durata ventennale per chi si trasferisce a vivere lì o alle imprese che decidono di aprire nuove unità locali in quella zona. A queste si aggiungono agevolazioni quali quelle per assicurazioni, tasse regionali, IMU etc. Chi si trasferisce li, ottiene il beneficio. Lo Stato perde parte delle imposte che avrebbe recuperato se Tizio fosse rimasto a vivere nella sua zona di origine ma recupera la spesa di Tizio in una zona che riceverebbe quella maggiore spesa con un mini moltiplicatore della stessa spesa che messa assieme ad altri inizierebbe nell’immediato ad invertire la tendenza.
È questa però la volontà di chi tiene in mano le fila? Il tutto mi porta verso una risposta…
4 risposte su “…il compasso non quadra”
Ti dico nna cosa di sinistra “Garibaldi nni futti’.
Ostinato e contrario!
Niente da eccepire su un’analisi lucida, intelligente e completamente condivisibile.
La soluzione proposta per quanto interessante, forse, imporrebbe una riforma costituzionale in ordine al regime delle competenze, oltre che una legge regionale derogatoria ai poteri speciali statutari.
Baci
Grazie per la puntuale analisi.
purtroppo le cattive gestioni dei governi che si sono succeduti negli ultimi 50 anni hanno trasformato la “questione meridionale” in un carrozzone elettorale da cui sono scaturiti solo invidia sociale, propaganda e populismi.
Applicare il principio di uguaglianza in zone con opportunità diverse è tanto sbagliato quanto ingiusto; quando capiranno ( e capiremo) la differenza tra uguaglianza ed equità, ovvero aiutare di più a chi ha di meno, FORSE, saranno ( e saremo )un popolo ed esseri umani migliori.
Con ciò non assolvo i cattivi amministratori del sud che hanno alimentato circoli viziosi e, AHIMÈ, continuano tutt’ora.
Ecco ci ha pensato la Meloni con Salvini… Ora con la modifica costituzionale sulla autonomia differenziata si sistema tutto… Preciso preciso come spiegavi tu!!!